Il chip è una piccolissima piastrina di silicio sulla quale vengono costruiti gli elementi di un circuito integrato che, solo o in collegamento con altri circuiti, è in grado di svolgere tutte le funzioni e le operazioni necessarie per elaborare l’informazione.
In ogni caso, il semiconduttore viene comunemente chiamato anche chip microelettronico o per computer. Ebbene, negli ultimi decenni le forze economiche, geopolitiche e tecnologiche hanno letteralmente plasmato questa industria altamente strategica.La conseguenza è che parti integranti della catena di approvvigionamento dei chip, in particolare per quanto riguarda i chip all’avanguardia, dipendono da un ristretto numero di aziende. Da qui è scaturito il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina per il controllo di un campo determinante ai fini del controllo sulla tecnologia e, di riflesso, sull’economia e su tutto ciò connesso ad essa. Gli Stati Uniti, una volta leader di questo mercato, negli ultimi decenni hanno lasciato il passo alle aziende asiatiche, diventate oggi leader globali. L’ex presidente Usa, Donald Trump, ha ripreso con forza la raccolta dei semiconduttori a partire dal 2019, proprio in virtù delle tensioni con la Cina, ritenendola una questione di sicurezza nazionale. Proprio contro il Dragone, Trump ha avviato una guerra dei dazi senza frontiere nel tentativo di indebolire Pechino.
Attualmente gli sforzi dell’amministrazione guidata da Joe Biden si stanno concentrando sulla riconquista statunitense di un leadership sia nella produzione di chip sia in quella delle forniture. A febbraio Biden ha firmato un ordine esecutivo che prevede una revisione della catena di approvvigionamento dei semiconduttori per analizzare e prevedere i fattori di rischio.
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