Immaginiamo di essere un insegnante di matematica del 1623 e di vedere spuntare fuori
improvvisamente un marchingegno capace di eseguire calcoli in autonomia: istintivamente ci
chiediamo: “come sarà il futuro della matematica?”, “ come affronteranno la novità gli
studenti?”, ma anche “d’ora in poi avranno ancora un senso i compiti a casa?”.
Una situazione simile si è creata con il lancio su tutti i network di GPT-3, un chatbot di
intelligenza quasi umana capace di rispondere alla maggior parte dei quesiti posti dagli utenti
e di svolgere compiti come il riassunto e la correzione grammaticale di testi, l’esecuzione di
calcoli matematici complessi o anche la traduzione di frasi in diverse lingue.
Quest’innovativo bot tuttofare nasce il 10 Giugno del 2020 sotto il marchio della futuristica
compagnia OpenAI. Questa organizzazione non profit intende sviluppare un’intelligenza
artificiale amichevole come GPT-3, per la cui realizzazione i fondatori Elon Musk e Sam
Altman hanno speso la bellezza di oltre 4 milioni di dollari.
Questo modello di deep learning può essere considerato la più grande rete neurale di
intelligenza artificiale creata fino ad oggi.
Ma consideriamo anche l’altra faccia della medaglia: GPT-3 rappresenta una seria minaccia
per l’istruzione, con studenti sempre più pigri e scaltri che hanno già costretto i distretti
scolastici americani più tecnologici a vietare l’uso di mezzi che hanno accesso al chatbot.
Ben Thompson, famoso analista e uomo d’affari americano, nel suo podcast Stratechery ha
trovato un’interessante soluzione per fermare i cosiddetti “cheaters”: i compiti dovranno
essere meno focalizzati nel trovare la risposta giusta e più nel ragionare e verificare la
veridicità delle informazioni. Non si tratta soltanto di sviluppare delle competenze, ma di
maturare abilità preziose per il mondo di oggi: è l’unico modo per proteggerci dalla
disinformazione di internet che deriva da una società libera.
Forse allora il problema non è l’incredibile avanzamento tecnologico, bensì il divario che ha
creato nel Mondo, con paesi colossi della tecnologia che confinano con altri che a malapena
conoscono il funzionamento di una lavagna interattiva.
Quindi il vero quesito è un altro: come colmare questa lacuna?
Alice Canato, Vanessa Barbini
Istituto superiore F. Albert