Ormai siamo abituati, dopo un mese che si discute della situazione ucraino-russa, a sentire notizie sulla guerra in corso; non tutti sanno, però, che una conseguenza di questo scontro, non sono solo le persone che o combattono o fuggono dal paese attaccato dal leader del Cremlino, che sono ovviamente due fatti molto importanti, ma bisogna anche essere consapevoli dell’odio verso la popolazione russa che, alla fine dei conti, c’entra ben poco con le decisioni di Putin.

Sappiamo che la Nato e l’UE stanno imponendo sanzioni per indebolire il presidente russo, cosa giusta, data la mancata possibilità di intervento diretto sul territorio, ma d’altro canto qualcuno ha frainteso queste leggi ed ha cominciato a prendersela con il popolo russo.

Come sappiamo, in Russia, passano solo le notizie che il capo dello Stato vuole far conoscere, facendo in modo che la popolazione non venga a sapere delle atrocità che sta commettendo nel povero paese al confine. Nonostante ciò la maggior parte delle persone è consapevole di ciò che sta accadendo e per questo alcuni sono contro questo inutile conflitto. Pertanto, il popolo non ha colpe reali: non ha mai voluto far iniziare questa guerra. L’unico “torto” che potrebbero fare i cittadini russi è sostenere che questo scontro sia giusto, ma anche se così fosse non è corretto prendersela con i cittadini, infatti, a causa di queste persone che la pensano in quel modo, ultimamente, le comunità russe presenti nel resto del mondo, che potrebbero pensarla diversamente dal presidente russo e dai suoi sostenitori, sono soggette a discriminazioni ed esclusioni.

Questi atti di estromissione fanno parte della cancel culture: una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza isolato da cerchie sociali o professionali. Ciò sta accadendo ai russi che vivono all’estero; un esempio molto forte è stato la perdita del lavoro di alcuni di essi solo per la loro nazionalità.

Questo fenomeno è inaccettabile da un punto di vista morale, in quanto non è ammissibile essere discriminati a causa del proprio luogo di provenienza nel 2022.

Questi atti, anche se i soggetti sono favorevoli alla guerra, non sono da accettare poiché quelle persone non hanno a che fare con il conflitto, anzi sono esterne al loro paese e non sono soggette al governo di Putin; in più, anche facendo ciò, non aiuteremo gli ucraini.

In conclusione tutto questo odio nei confronti di persone che non hanno cominciato, né tantomeno sostengono, la guerra tra questi due Stati è inutile, e, anche se esse sostengono il leader del Cremlino, togliergli il lavoro e isolarli non porterà comunque alla fine del conflitto, anzi metterà in difficoltà qualcun altro!

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