Molte sono le piattaforme social popolari tra i giovani: Facebook, Instagram, Twitter, TikTok… utilizzati per connettersi con altre persone che condividono gli stessi interessi. Si può prendere ad esempio Instagram che si basa sulla condivisione di foto e video e permette di seguire gli utenti a cui si è interessati e la sua home page mostra i post recenti di coloro che si segue. Su Instagram recentemente è arrivato anche il tasto mi piace per le Storie ma se si vuole, si può anche attivare la funzione Private Story Likes, che permette di mettere il cuoricino ma senza mandare un messaggio diretto. Su Twitter invece è da poco disponibile il tasto non mi piace (freccia in giù), ma solo per le risposte ai tweet. Se poi qualcuno fa notare che si passa troppo tempo a mettere like o postare foto e video, da pochi giorni su Instagram si può attivare “prenditi una pausa”, che permette di contare le ore passate sui social. Non penso sia la soluzione migliore limitare l’uso dei social media, anzi, il problema non è dello strumento, ma dell’utilizzo che ne viene fatto. Come in tutte le cose “la colpa” dipende non dal mezzo. Anche perché, all’interno dei social ci sono anche contenuti attuali come ad esempio: contenuti di politica, e di lavoro molto interessanti che fanno vedere la realtà, e potrebbero stimolare i ragazzi ad informarsi su quello che poi sarà il loro futuro.

Ovvio che questi temi non possono interessare tutti i giovani, ma il problema è che si rifiutano di leggerli indipendentemente da qualsiasi cosa. Vediamo LinkedIn che è un social network tra i più diffusi al mondo e la sua finalità è di abilitare le interconnessioni tra individui, ed è convinto che i suoi utenti siano stanchi della politica. Il sito di networking sta testando infatti una funzione “no politics”, che consente di filtrare i contenuti relativi a polemiche politiche e candidati alle presidenziali. La società ha affermato che la funzione è il risultato di un feedback degli utenti secondo cui l’aumento dei post politici ostacolava l’esperienza complessiva dei visitatori della piattaforma.

Quindi tutti si chiedono continuamente perché i giovani sono sempre meno interessati alla politica? Quanto gioca in questo scenario la mancanza di fiducia delle nuove generazioni nei confronti di partiti e sindacati?

La loro distanza è frutto soprattutto di quella che, da decenni, gli adulti stessi hanno frapposto tra sé stessi e la politica rappresentativa. Tuttavia, i giovani oggi sono ancor meno disposti degli adulti a concedere fiducia a istituzioni ed esponenti politici, perché ritengono che la politica sia inevitabilmente inquinata da ricerca di potere, e disinteresse verso le domande dei cittadini. La loro disapprovazione, tuttavia, non li induce a mobilitarsi, bensì a tenersene a distanza. Inoltre la generazione z si trova in un’età in cui si cercano punti di rifermento che ormai sono prettamente gli youtubers, le fashion blogger, i vip, e coloro che sono popolari nel web. Anche calciatori e sportivi cadono a picco davanti alla forza dilagante del mondo dei social.

Attualmente solo un 3% degli adolescenti italiani identifica tra i modelli stimati e da seguire un personaggio legato alla politica. Hanno perso la fiducia e non è vero che non sono informati, sono informati male, attraverso ciò che viene veicolato, manipolato e strumentalizzato dai social network, che fanno leva sulla scarsa capacità critica delle persone, come le classiche e risentite fake news.

I giovani si aspettano concretezza e non parole, si aspettano di essere considerati. I ragazzi si allontanano sempre più dalla politica, pochissimi di loro partecipano e prendono parte, volontariamente, alle iniziative proposte dai movimenti politici, seguono attivamente un partito o hanno le idee chiare sulle dinamiche legate a chi ci governa. È sempre più difficile sentire ragazzi che discutano di politica e che si confrontino su questi temi. Il loro pensiero è incentrato sul fatto che si faccia poco per loro e si investa poco per la loro tutela, in termini anche di garanzie per il loro futuro.

Ci ricordiamo anche che negli anni 60-70 i giovani erano molto attaccati alla politica. Organizzavano infatti azioni di propaganda come comizi e manifestazioni. Oggi, nell’era della Seconda Repubblica, i giovani sono distaccati dal mondo della politica. C’è chi sostiene che ciò sia dovuto alla pigrizia della nuova generazione o all’eccessivo utilizzo dei social network. Argomentazioni valide ma già sentite. Se si va a fondo della questione, i motivi sono altri. I giovani non sono pigri; non si sentono semplicemente rappresentati dai politici di oggi e dai partiti, in quanto quest’ultimi non sanno comunicare con loro e non sanno andare incontro alle loro esigenze. Ciò è anche dovuto ad un distacco tra le nuove generazioni e i partiti, in quanto quest’ultimi non sempre coinvolgono i giovani nelle loro attività. Bisogna affermare che ciò può essere risolto dai social network. È vero che l’uso eccessivo di questi è un problema, ma è anche vero che oggi i politici tentano di avvicinarsi ai ragazzi tramite questi mezzi, parlando delle loro attività e delle loro idee. Inoltre alcuni partiti politici, cercano di invogliare i ragazzi a iscriversi e a partecipare attivamente ai comizi. I politici, oltre alla comunicabilità, dovrebbero investire sempre di più sull’istruzione e sulla formazione, in modo che i giovani possano, secondo il loro grado culturale, formare da soli una propria idea, rispettando comunque le altre, e possano comprendere veramente che cosa sia la politica, ovvero la meravigliosa arte del governare uno Stato.

In conclusione, non è vero che ai giovani non piace la politica. Bisogna semplicemente cercare di coinvolgerli, perché saranno i giovani stessi i nuovi politici di domani e la nuova cittadinanza attiva.

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