“Migrazioni”. Da decenni al centro dei dibattiti politici. Eppure, negli ultimi tempi, le testate giornalistiche hanno puntato lo sguardo soltanto su Covid19, pandemia e vaccini… 

Tuttavia, bisogna chiedersi cosa possa aver comportato il Virus per i migranti. 

Come può essere “eluso”, trascurato un problema umanitario di tale portata?

Il “Dossier Statistico Immigrazione” (https://www.dossierimmigrazione.it/), sito che, attraverso il “Centro Studi e Ricerche IDOS”, presenta e rende fruibile la propria produzione scientifica ed editoriale e il proprio impegno di informazione e comunicazione sulle migrazioni, ci dimostra che, dopo decenni, il numero di stranieri residenti in Italia è diminuito (siamo di fronte a circa 100 mila unità in meno rispetto al 2018), a fronte, invece, dell’esponenziale aumento di immigrati, che si è registrato nell’ultimo decennio. Peraltro, il declino del numero di stranieri residenti in Italia (2019) ha anticipato l’esplosione del Covid19. Questo fenomeno farebbe quasi pensare ad una sorta di “profezia”…

Il 2020, in seguito, ha siglato l’evoluzione già in atto, in quanto la diminuzione della presenza degli stranieri in Italia e in Europa è ulteriormente aumentata ed è stata causata dalla crisi occupazionale che, ovviamente, ha determinato un forte ribasso della domanda di lavoro; peraltro, le misure restrittive, imposte dalla pandemia, hanno congelato la mobilità da e per l’Estero. 

Uno studio di Alessio D’Angelo (https://www.nottingham.ac.uk/sociology/people/alessio.dangelo), Professore Associato presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Nottingham, membro del IcPSP – Centro internazionale di Sociologia e Scienze Politiche (School of Sociology and Social Policy) e del ICEMiC – Centro culturale rivolto alla tutela delle Identità, della Cittadinanza, dell’Uguaglianza e della Migrazione (Identities, Citizenship, Equalities and Migration Centre), ha provato che il COVID-19 ha aggravato le disfunzioni e le insufficienze del sistema organizzativo europeo, in merito alle migrazioni economiche e ai diritti dei migranti. L’analisi ha, oltretutto, evidenziato che circa il 30%-40% dei migranti è impiegato in settori essenziali, come la Sanità e l’Assistenza. 

La conseguenza immediata? L’insorgere di criticità dovute alla carenza di manodopera.

Un fenomeno analogo si è manifestato anche nella produzione agricola: circa il 20% dei lavoratori di questo comparto è costituito da stranieri. I migranti, infatti, pur operando in condizioni lavorative precarie (si prendano in considerazione, in tal caso, gli orari di lavoro e le basse retribuzioni, rilevati anche su https://eurispes.eu/marco-omizzolo/ ), rappresentano una componente essenziale che, venendo a mancare a causa del COVID, ha sicuramente reso più complessa la risoluzione della crisi del settore primario dell’economia. 

In sostanza, gli effetti del Covid19 confermano che una parte significativa della popolazione italiana ed europea (gli immigrati, generalmente sfruttati, talvolta scarsamente integrati e non adeguatamente tutelati dalle Istituzioni) rappresenta una risorsa fondamentale del nostro tessuto economico-sociale.

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