Quest’anno l’epidemia di Coronavirus ha compiuto un anno, è come tutti i festeggiati anche essa è cresciuta, offrendoci numeri di contagiati e morti sempre più alti, che speravamo di non vedere mai ma così non è stato.
La seconda ondata di Covid, infatti, che parte dal 12 dicembre 2020 non ha niente a che vedere con la prima, oltre al virus stesso, che si è sviluppato in tante varianti, anche l’Italia e gli italiani sono cambiati. Anche se la pandemia è unica, è sempre la stessa, il Coronavirus del 2020 sembra essere un evento totalmente diverso da quello del 2021. Mesi e mesi di quarantena e autoisolamento sono stati sostituiti con un Italia a colori, regole di aperture e chiusure sono state più di una volta capovolte, sono stati aggiunti coprifuochi, ma anche medici e infermieri tanto che la percentuale di colori i quali hanno dovuto sperimentare la terapia intensiva è rimasta pressoché la stessa, anche se ci sono stati, nonostante ormai ci si doveva abituare all’idea che il virus non si fosse ancora estinto, diversi momenti di tentennamento, sorpresa e meraviglia davanti un’epidemia che ormai sta andando fin troppo per le lunghe. Sono stati creati i vaccini su vaccini, fatte dosi su dosi ma anche posticipazioni su posticipazioni, eppure sembra di ritrovarsi al punto di partenza, su una strada che non è altro che un vicolo cieco.
L’Italia secondo me ha perso questo guerra, ha fallito soprattutto nella seconda ondata ed è inutile nascondersi dietro frasi di incitamento, frasi come “ce la faremo” o “andrà tutto bene”, perché non ce l’abbiamo fatta e perché niente sta andando bene. Abbiamo fallito negli investimenti, nei protocolli di sicurezza, nella mancanza di posti letto nelle terapie intensive, nella medicina, nella tecnologia, nel rientro degli studenti nelle scuole, i quali dopo solo due settimane si sono trovati nuovamente ad imparare davanti uno schermo, a salutare i propri compagni con un messaggio in chat. L’Italia è diventata la tavolozza del governo, gli italiani pedine di un gioco al quale oramai si sono stancati di giocare.