Cos’è un algoritmo? E come agisce nella nostra vita?

L’intelligenza artificiale, applicata alla biologia molecolare attraverso algoritmi genetici, consente di velocizzare i tempi della ricerca scientifica rendendola più precisa nei risultati. Quando si parla di algoritmi si pensa subito ai computer, a intelligenze artificiali o ad altre tecnologie moderne, ma in realtà essi hanno radici matematiche lontane, risalgono agli Egizi ai Babilonesi, ai Greci e ai Persiani. Ad esempio gli Egizi utilizzavano la crittografia che è un sistema che fa uso degli algoritmi.

 

Gli algoritmi oggi sono dei sistemi utilizzati in molti settori della ricerca, e ciò ci porta a farci delle domande sulla loro trasparenza ed efficacia. Gli algoritmi sono sequenze ordinate di istruzioni che servono a risolvere un qualsiasi problema, e devono rispondere a determinati requisiti: ad esempio tutti i passaggi devono essere elementari, chiari, in modo che non ci siano equivoci, e finiti. Gli algoritmi sono creati da matematici, ricercatori e ingegneri che li utilizzano per migliorare e a rendere più facile la nostra vita, ma spesso i loro impegni reali non coincidono con l’intenzione iniziale di sviluppo economico.

Il primo algoritmo informatico fu creato da Ada Lovelace, matematica inglese. Ora gli algoritmi non sono usati solo a scopo informatico, ma vengono impiegati in più settori. La dottoressa O’Neil afferma, nel suo libro “Weapons of Math Destruction”, che gli algoritmi fanno parte della nostra quotidianità perché hanno una grande varietà di impiego: vengono utilizzati anche nella selezione del personale e nella creazione delle classifiche universitarie, e hanno soprattutto efficacia come strumenti per manipolare e condizionare le persone votanti. In questi casi gli algoritmi invece di migliorare la vita hanno contribuito a creare disuguaglianze sociali. Nel 2016, l’assegnazione delle sedi di ruolo dei docenti è avvenuta sulla base di un algoritmo, contrariamente ai valori della costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Gli algoritmi sono utilizzati in tutte le aree delle tecnologie informatiche, ad esempio un algoritmo in informatica sono i motori di ricerca come google, dove le istruzioni, all’interno dell’algoritmo devono essere eseguite in sequenza nell’ordine esatto in cui compaiono. L’algoritmo è positivo da un lato, perché risolve molti problemi di una stessa tipologia e ha reso più facili le cose permettendoci ad esempio di vivere in un mondo in cui possiamo cercare tante informazioni in tempi brevi o far eseguire ai macchinari lavori che per noi sarebbero pericolosi ma, dall’altro lato, possono avere degli effetti negativi. In America, a Washington dc, era stato creato un algoritmo per la gestione degli insegnanti, che avrebbe dovuto identificare quali insegnanti primeggiavano e quali no, all’inizio sembrava funzionare, ma tra il 2009 e 2011 il 7% degli insegnanti era stato licenziato perché aveva ottenuto punteggi bassi, un insegnante venne licenziato senza reali motivi, tre non ricevettero il bonus che spettava loro e altri quaranta vennero valutati in modo errato per un errore di sintassi nel codice dell’algoritmo. Anche se non sono approvati da una norma, gli algoritmi, possono essere  utilizzati nell’amministrazione pubblica basta, che sia garantita sempre la massima trasparenza e la possibilità di verifica nella sede giurisdizionale, ma è sbagliato che sia un algoritmo a scegliere il personale perché gli algoritmi molte volte commettono un errore e sbagliando lasciano senza lavoro molti insegnanti, che in realtà se lo meritano. Quindi in conclusione gli algoritmi sono utili in alcuni contesti ma per altri, come la scelta del personale, lasciano molte perplessità.

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