A seguito del primo lockdown dovuto all’epidemia di Covid19, il MES (Meccanismo europeo di stabilità) ha deciso di mettere a disposizione degli Stati Europei ingenti somme di denaro, accendendo una linea di credito che permetta in tempi brevissimi di investire nella sanità del proprio Paese. Nonostante da subito possa sembrare opportuno servirsi di questi fondi con tassi di interesse relativamente bassi, si è tuttavia posto il problema della credibilità dello Stato che decidesse di usufruirne, dato che il ricorso al Fondo salva-Stati è da sempre sinonimo di un’economia molto debole e di un Paese sull’orlo del baratro finanziario. È inevitabile che la richiesta di un aiuto al MES comporterebbe una perdita di credibilità di fronte ai mercati internazionali, nonostante una certa condizione di precarietà economica tocchi tutti gli Stati, chi più, chi meno. L’ideale comunque è far ripartire al più presto l’economia del Paese, e il primo passo da fare consiste nella stabilizzazione della situazione sanitaria. Questa è a sua volta agevolata dalla chiusura di negozi, locali, aziende e imprese, ai proprietari dei quali però è necessario dare un contributo economico (più sostanzioso di quelli passati), che garantisca loro il mantenimento delle proprie attività senza rinunciare al precedente tenore di vita. E dove trovare tutto questo denaro? Si risparmierebbe un bel po’ di soldi se una parte delle spese sanitarie dovute al Covid fosse ricoperta da somme provenienti dal Fondo salva-Stati. È quindi necessario richiedere un prestito al MES? Ebbene sì: una iniziale perdita di valore dei titoli di Stato in cambio di un’economia che ritornerà in tempi brevi al suo precedente vigore.
