Un paesaggio bianco, un cielo grigio, le strade deserte. Questo lo scenario visibile in molte città Europee e non, colpite più che mai dall’inquinamento atmosferico. Un inquinamento di cui noi siamo responsabili, causato dalle inquinanti sostanze volatili continuamente emesse dalle automobili o da particolari impianti di riscaldamento. Ancor più gravi le conseguenze portate all’ecosistema odierno, già devastato dai cambiamenti climatici e dal surriscaldamento, e agli esseri umani stessi. Nelle grandi metropolitane, tra cui anche città italiane come Milano o Torino, la percentuale di persone, in particolare giovani, colpiti da patologie molto gravi all’apparato respiratorio aumenta sempre più.
La cosa più grave è che gran parte dei gas emessi hanno una durata e una resistenza notevole, e sono anche in grado di espandersi. Ma l’uomo può ancora fare qualcosa. Dal 2005, il Protocollo di Kyoto invita i paesi particolarmente sviluppati, nonché i più soggetti al rischio, a utilizzare tecnologie d’impatto minore, per il pianeta e per se stesso. Anche limitare l’uso di automobili, di impianti elettrici, di energia elettrica, e l’utilizzo di fonti di energie alternative può contribuire alla salvaguardia di quel poco che ormai rimane da salvare. Fare la differenza è ancora possibile.