Secondo gli analisti del Fondo monetario internazionale, il ventunesimo secolo sarà il secolo africano. Le ragioni sono varie: dall’aumento della popolazione e quindi del numero di persone in età lavorativa, infatti è previsto che per il 2050 la popolazione africana aumenterà da 1,1 a 2 miliardi di persone, alla crescita della ricchezza, diffusa soprattutto nell’area Sub-Sahariana, grazie alle numerose risorse naturali e le esportazioni della manifattura, basti pensare che verso Pechino queste sono cresciute da 0,4 a 12 miliardi di dollari tra il 2000 e il 2013.
Altra ragione è la modernizzazione delle economie, sempre più centrate su infrastrutture, servizi e turismo. Molti di questi paesi hanno cominciato a dotarsi di strutture industriali, infrastrutture di trasporto, sistemi agricoli forti e promettenti. Da tempo, quindi, molte economie africane hanno cominciato a diversificare le proprie fonti di creazione del reddito, espandendosi soprattutto nell’area dei servizi anche grazie a un utilizzo spesso innovativo delle tecnologie mobili e digitali.
Le grandi multinazionali, Cina in primo piano, stanno investendo sempre di più in questo continente perché ricco di fonti energetiche ancora inutilizzate se non sconosciute e io mi auguro che tali investimenti non siano finalizzati allo sfruttamento delle risorse e pertanto all’impoverimento, ma piuttosto a sostenere anche lo sviluppo del territorio.
Il paese africano, che fino ad ora è stato sempre guardato come “terzo mondo”, avrà un ruolo primario in questo secolo allineandosi cosi con altri paesi in grande sviluppo come la Cina e l’India.