Il femminicidio è diventato ormai un evento quasi comune, un’attitudine frequente nelle coppie che si crea spesso dopo la degenerazione del rapporto fra i due. Partiamo però dal termine stesso, coniato dopo gli almeno 370 casi di uccisioni in una città messicana Ciudad Juarez, non senza episodi di stupro o tortura. Questo evento storico ha ispirato una scrittrice, Marcela Lagarde, a candidarsi per riformare il sistema penale del paese, ed a coniare questo nuovo termine. Introdurre un nuovo termine nel vocabolario significa che l’evento o la pregnanza di quel termine ha raggiunto livelli quasi comuni e una specificità tale da non poter essere ignorato. Fino a pochi anni fa, sono rimaste in piedi leggi che permettevano pene minori o comunque leggere, per chi uccidesse la moglie, figlia o sorella, come in Italia l’articolo 587, abrogato poi nel 1981, ripeto, solo nel 1981, che giustificava l’uomo poiché difendeva “l’onor proprio e della sua famiglia”. Fortunatamente poi, le leggi si sono inasprite, ed anche in Europa si danno delle linee guida da rispettare per, ad esempio, maltrattamenti familiari.
Secondo la mia opinione, andrebbe ridisegnato il rapporto uomo/donna in modo più maturo, per allontanarci da quelle tradizioni che imponevano la supremazia totale dell’uomo sulla donna. In questo stato ancora non sembra essere stato compreso il ruolo della donna: l’uomo è infatti a disagio di fronte a questi cambiamenti, e sfoga con la violenza questa paura profonda che ha del progresso sociale.
Sebbene nel nostro Paese i casi di femminicidio siano sempre pochi, e stanno via via diminuendo negli anni, ci sono altri Paesi europei che presentano circa il triplo dei casi italiani, un dato che dovrebbe metterci in guardia, farci capire che ancora siamo ancorati ad una tradizione sbagliata. La maggior parte di questi casi poi, avviene per mano dei partner o ex-partner, che non accettano determinati comportamenti, il vestire “provocante” delle donne, oppure la loro capacità di autodeterminazione.
A mio parere, si rende quindi necessaria una politica sociale attenta e puntuale che non si rivolga soltanto alle donne, garantendo loro sicurezza, ma anche agli uomini, nel tentativo di sradicare la cultura maschilista che è alla base di alcuni nostri pensieri nella società.