Il femminicidio è la prima causa di morte violenta per le donne tra i 14 e i 60 anni; in media ogni anno ne avvengono 164 circa, uno ogni due giorni (finora ne sono stati contati 95 nel 2019), ma l’Italia rimane comunque il paese con il tasso minore insieme alla Spagna.

 

Gli artefici di solito sono un familiare o il partner o l’ex, ma anche uno sconosciuto (più in generale “uomini che hanno perso la ragione e l’etica”, scrive Luciano Masi); invece le vittime sono madri, sorelle, figlie, compagne o ex, oltre a donne anziane o straniere. I femminicidi seguono una linea più o meno comune a tutti i casi: violenza fisica seguita dal gesto folle dell’omicidio.

 

Alcune donne giustificano la prima difendendo addirittura i loro autori, non riuscendo a distinguere l’amore da altro. C’è chi però ha saputo riconoscere la differenza dopo tanto e ha preso coraggio: coraggio per mettersi a nudo, svelare quel segreto che ci ha tolto un po’ di dignità e per allontanare da sé chi non pensavamo mai ci avrebbe fatto del male.

 

Sono nate moltissime associazioni, e quindi numeri telefonici, a cui fare riferimento: per esempio “Ti amo da morire”, fondata da Serenella Sestito, che opera contro il femminicidio e la violenza di genere. Attraverso il loro numero verde offrono consulenze legali e psicologiche in forma anonima e gratuita.

 

A ciò, si aggiunge anche la Giornata Internazionale per Eliminare la Violenza contro le Donne, che cade il 25 Novembre. Essa parte con il presupposto che la violenza di questo tipo è una violazione dei diritti umani, causata dalla discriminazione contro le donne. Questa segna l’inizio dei sedici giorni di attivismo (fino al 10 dicembre, Giornata dei diritti umani) contro la violenza basata sul genere, che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere ad agire per il cambiamento.

 

Pur ascoltando tante storie ed esperienze, non si potrà davvero mai capire come è essere vittima di tali violenze se non le si subisce.

Per ricordarne una, cito quella di Noemi Durini, 16 anni, uccisa a pietrate dal suo ragazzo dopo una lite.

 

Nonostante la sicura colpevolezza, le pene per questi reati sono molto spesso diminuite e molti casi sono archiviati, per chi meriterebbe solo di soffrire quanto dolore ha provocato.

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