La violenza contro le donne da qualche tempo è sempre più al centro del dibattito pubblico. E il perché è presto detto: persino in un’epoca che si professa civilizzata come la nostra il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire “barbariche” è poco. I dati dimostrano che la modernità è arrivata quasi in tutto: nella tecnologia, nei trasporti, nelle comunicazioni, nell’alimentazione. Ma rapporti più civili tra i sessi sembrano essere ancora una conquista lontana. 3 milioni e 466 mila donne che in Italia negli ultimi 5 anni hanno dichiarato di aver subito stalking, una donna uccisa ogni tre giorni, 1.740 donne uccise negli ultimi 10 anni. Nel primo semestre del 2018 il Telefono Rosa ha registrato 4 mila 664 telefonate, il 53% in più dell’anno precedente. Statistiche sicure non ce ne sono. Si potrebbero contare le sentenze di condanna per fatti di violenza contro le donne ma non sarebbe un numero attendibile perché sono pochissime le donne che denunciano di aver subito violenza, e ancora meno poi i casi che arrivano a sentenza. Il fenomeno in tre parole: “Minacciare, Umiliare, Picchiare”: la violenza di genere non è solo l’aggressione fisica di un uomo contro una donna, ma include anche vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce, violenze sessuali, persecuzioni. Compiute da un uomo contro una donna. A volte sfocia nella sua forma più estrema, il femminicidio. Bisogna ritenere violenza sessuale, o violenza di genere, qualsiasi forma di aggressione, vessazione, maltrattamento, minaccia, creazione di un clima pesante, di ricatto, di persecuzione, proveniente da un uomo e diretto ad una donna: tutti i comportamenti che non tengono conto della volontà della donna, che ha diritto a dire di sì e di no a qualsiasi idea o proposta come qualunque essere umano dotato di diritti e dignità, sono di per sé violenti. Ci sono inoltre degli stereotipi sbagliati e azzardati, i carnefici non sono extracomunitari, ragazzi sbandati, tossici o malati di mente, sono uomini, mariti, fidanzati o ex che provocano la morte di molte, troppe direi, donne. Per non parlare dei tanti, piccoli episodi di violenza quotidiana: donne che non possono uscire a fare quel che gli pare perché il marito o compagno glielo impedisce, ragazze che vengono rimproverate perché si vestono come gli pare. Addirittura molte donne arrivano a convincersi che i maltrattamenti siano semplicemente parte della propria vita di coppia. Frustrazione, non realizzazione personale dell’uomo, difficoltà sul lavoro o nella vita, insoddisfazione, sono solamente le motivazioni superficiali di questi eventi. Più in profondità si può trovare il mancato riconoscimento dell’identità delle donne e del fatto che esse hanno, al pari degli uomini, il diritto di realizzarsi e di decidere ciò che è meglio per loro stesse. Purtroppo ancora oggi è possibile trovare uomini che ogni tanto se ne escono con frasi come “l’uomo è fatto così” o “la donna deve lavare i piatti”, o anche se non lo dicono, ci scherzano su, salvo poi comportarsi esattamente così. Solo due parole: prevenzione, coraggio. Prevenzione: quando vediamo che con il ragazzo conosciuto a scuola, nel rapporto di coppia, nel rapporto familiare, con gli amici, in qualunque contesto qualcosa sta iniziando a non girare per il verso giusto, bisogna immediatamente agire. Far presente che quella frase, quella avance, quel modo di fare non rispetta né la persona né la donna. È un piccolo passo che può metter freno a questo grande maltrattamento. E quando succede bisogna ammetterlo e trovare persone giuste con cui condividerlo; aprirsi per farsi aiutare è l’unica soluzione. Mai nessuna legge metterà fine a ciò, solo noi donne possiamo affrontarlo ed arrestarlo.

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