Anonimato online: già da anni vengono saltuariamente proposte delle iniziative per combatterlo, ma la situazione resta invariata. Recentemente, in seguito alla proposta del deputato di Italia viva, se n’è parlato molto, e come di norma la discussione ha generato due punti di vista differenti. La proposta in sé è stata presentata come una possibile soluzione ai reati informatici che affliggono quotidianamente il web, a partire dal “semplice” reato di diffamazione per arrivare anche a reati molto più gravi, severamente punibili penalmente. Questa sorta di riforma, indirizzata principalmente ai social, prevederebbe che ogni utente registri il proprio account usando informazioni veritiere e dimostrando queste ultime attraverso un documento d’identità. Secondo molti, questo dovrebbe essere una sorta di mezzo per combattere l’anonimato online e rendere il web un posto magari più sicuro, dove poter sapere con tranquillità la reale identità di chi lo usa. Nonostante ciò bisogna dire che tale iniziativa era già stata proposta, senza successo, in passato, e si ha avuto modo di vedere che non è poi così efficace, poiché la parte di utenza che per principio vuole mantenere nascosta la propria identità, ha trovato e troverà sempre un modo per riuscirci. I reati digitali sono sempre più diffusi e sempre più facili da effettuare pur restando nascosti dietro ad una falsa identità, nonostante le vittime ne paghino ugualmente le conseguenze, secondo stime dell’International Center for Research on Women, il 73% delle donne nel mondo almeno una volta ha subito un qualche tipo di violenza o torto sui social. Concordo pienamente sul fatto che poter scrivere la propria opinione e condividere dei contenuti con la consapevolezza di sapere a chi ci rivolgiamo sarebbe un beneficio per tutti, tuttavia allo stesso modo ritengo che costringere i social ad accettare solo registrazioni tramite documento porterebbe ad una schedatura di massa, trasferendo le nostre identità in un mondo del tutto digitale, ed esponendo i nostri dati al punto di permettere a chiunque voglia di farne l’uso che più desidera. In definitiva personalmente posso affermare di ritenermi molto più a sfavore piuttosto che a favore di questa proposta, che ritengo una follia, poiché trasformare i nostri profili social in dei documenti d’identità potrebbe avere riscontri negativi e sicuramente non fermerebbe i reati online.
