L’anonimato online è ancora uno dei molteplici problemi irrisolti che affligge la nostra società. Moltissime persone sono state costrette a prendersi una “pausa” da tutti i social network e da qualunque sito internet a causa dei vari individui che, usando un nickname diverso dal proprio nome e nascondendosi dietro un profilo falso, vanno ad insultare e minacciare le persone postando commenti o semplicemente scrivendo in chat privata offese dirette alla persona presa di mira. Sono state vittime dell’anonimato online anche personaggi importanti ed influenti come l’economista Riccardo Puglisi o le politiche Laura Boldrini e Cecile Kyenge. Queste però, sono soltanto alcune tra le decine di persone che fanno parte del lungo elenco delle vittime dell’anonimato online che giorno dopo giorno aumenta sempre di più. Oggi, però, la regolamentazione governativa, chiamata “chokepoint”, si combina con i requisiti d’identificazione richiesti da quasi tutti i siti online, in modo da rendere l’anonimato molto difficile da realizzare e rendendolo illegale in alcuni paesi. Tutti quanti i social network sarebbero molto più sicuri senza persone che navigano in anonimato e che infastidiscono o offendono tutti coloro che usano internet per svagarsi e rilassarsi. Dall’anonimato online ne derivano pure importanti conseguenze come il cyberbullismo che consiste nel bullizzare, attraverso internet, dei bambini o dei ragazzi sfruttando nickname falsi e nascondendosi dietro un dispositivo elettronico. Non trovo alcuna spiegazione e giustificazione per questo tipo di comportamento, piuttosto che insultare un determinato individuo nascondendosi dietro un anonimo, bisognerebbe parlare faccia a faccia con le persone e affrontare qualunque tipo di problema parlando. La violenza in qualunque sua forma non porta mai a niente.
