Se crescere significa affrontare il futuro con le sue incognite, la maggioranza ne sente timore: l’unico modo per essere più tranquilli e gestire in una minima parte ciò che accadrà sta nella considerazione che azioni che vengono compiute nel presente possono influire quelle successive e dunque un qualche controllo possiamo esercitarlo. Il futuro, allora, non deve assolutamente spaventare ma, al contrario, deve suscitare curiosità e gioia. Tutto ciò che verrà, per chi prima e per chi dopo, cambierà la quotidianità normale e magari rivoluzionerà diverse azioni. I primi che vogliono sapere già tutto del futuro sono i bambini, perché fin da subito immaginano ciò che vorrebbero essere. Molto spesso, però, crescendo capiscono che non è così semplice come credevano da piccoli e dunque non sanno più se vogliono crescere. Poi si diventa fragili adolescenti, che non sanno ancora bene chi sono e cosa vorranno diventare: con loro, parlare di futuro è difficile, vorrebbero crearselo loro e decidere tutto esaltando la capacità di scelta personale, ma trascurano il dettaglio che non si può stabilire precisamente quanto accadrà. È il bello della giovinezza confidare che il domani sia un segno di avanzamento, di novità e di sorprese, che si è interessati a scoprire, reprimendo la paura, che in qualche modo vuole anche dire aver paura di noi stessi e di quello che potremmo diventare.
