Più il tempo passa più cresce un enorme punto interrogativo dentro di me: cosa sto diventando? Ogni giorno mi alzo consapevole che niente e nessuno riuscirà mai a spezzare la routine della vita monotona che ci accomuna. Ci alziamo, andiamo a scuola o a lavoro, finiamo la giornata con la certezza che il giorno a seguire sarà identico a quello prima, identico a tutti gli altri. Una convinzione che lentamente, nel corso della mia giovane vita ha preso forma, è che al giorno d’oggi non si lavora più per vivere, si vive per lavorare ed è una situazione spaventosa. Fin dai nostri primi anni di vita ci rinchiudono prima in asili, poi in scuole elementari, medie e superiori per abituarci a una vita ripetitiva. Ci addestrano fin da giovanissimi ad imparare, come piccole cavie da laboratorio, destinati a vite monotone indistinguibili da tutte le altre. Qui o si resta dei semplici numeri o si guadagna un posto nei libri di storia, ma sono rare le persone che come me si rendono conto che c’è qualcosa che non va. Tutto ruota intorno al denaro, chi non ne ha fa di tutto per averne anche poco di più, chi ne ha molto lo sperpera in sciocchezze. Dubito di essere il solo a pensare che la ricchezza è una fonte inesauribile di corruzione. Mi piacerebbe tornare all’età della pietra, dove ognuno imparava ciò che bisognava sapere vivendo veramente, tra rischi e pericoli. Dove chi aveva di più era per merito delle sue gesta, non perchè veniva raccomandato da questo o quel conoscente di un padre facoltoso.
