L’anno passato, in un’ assemblea di istituto della mia scuola, è stato trattato proprio il tema del Cyberbullismo, attraverso la visione del film “Disconnect” diretto da Henry Alex Rubin. Grazie a questa assemblea ho appreso con più fermezza i contenuti del termine cyberbullismo. Il termine, indica attacchi costanti, ripetuti nel tempo e in modo sistematico attraverso l’ausilio della rete Internet. Mi duole ammetterlo, ma questo fenomeno è in costante diffusione nell’attuale decennio, ed è divenuto fin troppo popolare a mio avviso. In uno studio italiano del 2008 su millequarantasette studenti di età compresa tra i quattordici e i venti anni, è stato rilevato che il quattordici percento degli studenti delle scuole medie inferiori e ben il sedici delle scuole medie superiori sono state vittime del cyberbullismo. Studi dimostrano che più la vittima è di giovane età, maggiormente sarà in difficoltà nel reagire agli attacchi da parte dei cyberbulli; maggiori sono i contesti in cui questi episodi accadono ( reale e virtuale), maggiore sarà il rischio di suicidio.
Questi dati devono costituire un’ allarme per tutti. Ci si chiede come combattere questi irrefrenabili fenomeni, ma per far ciò è importante prima conoscere i meccanismi che azionano tutti questi ferrosi ingranaggi. Una volta che li conosceremo, sarà possibile corrodere questi ingranaggi, rendendo superstite solo la loro polvere.
La vittima è colui che viene ritenuto “diverso” solitamente per il suo aspetto fisico, la sua timidezza, l’orientamento sessuale o politico o per un abbigliamento ritenuto non convenzionale.
I risultati visibili nella vittima,sono l’isolamento, la depressione e nei casi peggiori, le intenzioni suicide.
In genere i bambini e gli adolescenti sono riluttanti all’idea di confidarsi con genitori o insegnanti. La causa di questo comportamento è molte volte per il timore di una reazione eccessiva da parte dei genitori, come l’adottare di regole restrittive riguardo all’utilizzo di Internet , oppure ipotesi più probabile,per il timore di una vendetta dei cyberbulli. Il cyberbullismo è dunque un meccanismo scorretto, e tale viene riconosciuto anche dalla legge. Infatti esso può costituire violazioni del Codice civile, penale e della privacy.
È perciò nostro dovere adottare comportamenti per ibernarlo, fermandolo per sempre. Un famoso proverbio dice che “prevenire è meglio di curare”. Chi, se non i genitori potrebbero fare questo? Ai genitori, è caldamente consigliato infatti monitorare l’utilizzo degli strumenti informatici, imparare ad instaurare legami di fiducia stabili con i figli in modo che questi si possano confidare più facilmente, ed osservare i sintomi citati prima.
Esiste inoltre il Telefono Azzurro, ONLUS “dalla parte dei bambini” nata nel 1987, che si offre come punto di aiuto per le famiglie, indicando le modalità per navigare in sicurezza.
Penso che non sia impossibile porre fine al Cyberbullismo, certo non sarà una “missione” semplice, ma se ogni genitore riuscisse ad evitarlo all’interno della propria famiglia sarebbe già un passo avanti. Molti passano la vita provando a cambiare il mondo, quando basterebbe aiutare se stessi nel proprio piccolo..
Penso che la vita sia troppo breve per esser intaccata da questo tipo di atteggiamenti,ecco perché invece di subirli,dobbiamo unirci e reagire insieme!
Samuele
