Il termine “cyber bullismo” ha faticato poco a entrare nel linguaggio quotidiano degli adolescenti, concretizzandosi in un non-luogo fuori dalla portata e dal loro controllo. Il progresso tecnologico infatti,anche se esaltato ed elogiato da molti, ha azzerato le distanze , aumentando l’inclinazione dei ragazzi come le ragazze a sperimentare una socialità denigratoria,aggressiva e violenta. Gli episodi virtuali di bullismo sono ritenuti molto più pericolosi e dolorosi di quelli reali, perché non vi sono limiti a quello che si può dire o fare. Inoltre il fatto che chiunque possa avere accesso al web , conferisce la capacità di strumentalizzarne i contenuti o le affermazioni fatte da altri facilmente,tramite l’adozione da parte del bullo di profili falsi e non perseguibili. Stanno aumentando vertiginosamente i casi di cyber bullismo,le cui vittime spiccano all’interno di un gruppo sociale, per l’aspetto estetico non ritenuto all’altezza dei canoni moderni, per una particolare timidezza, per un supposto orientamento sessuale,per l’abbigliamento non convenzionale,per la propria nazionalità e addirittura per una propria disabilità. Talvolta gli atti di cyber bullismo arrivano a compromettere il rendimento scolastico e a provocare conseguenze psicologiche come la depressione o l’incapacità di aggregarsi con i coetanei da parte della vittima. Quest’ultima quindi si rifiuta di andare a scuola o di fare sport,si chiude in se stessa e non si confida più con nessuno, arrivando in casi estremi , ma non per questo non frequenti ,all’ autolesionamento o al suicidio. Suicidio. Ci sembra sempre così lontano e quindi rimaniamo sconvolti se scopriamo che quel ragazzo/a che incontravamo tutti i giorni per andare a scuola,sull’autobus o magari in palestra si è tolto/a la vita,come un atto finale,testimonianza del suo dolore e dell’incapacità del mondo di colmare i vuoti e le mancanze dei singoli.
Per circa l’80% dei ragazzi la scuola rappresenta la residenza del bullismo nella vita reale, che si rinforza ancor di più in quella virtuale. Ma come si può attaccare la vittima? Ancora una volta ritroviamo risposta nella rete. Diverse sono le modalità predilette e tra queste si riscontrano furti di e-mail,profili o messaggi privati,per poi renderli pubblici,oppure sms minacciosi, gruppi “contro” su un social network,diffusione di foto denigratorie o intime della vittima o persecuzione di questa attraverso il suo profilo su un social.
Numerose interviste ai giovani mettono in risalto anche un altro aspetto di questo fenomeno, ovvero la fragilità dello stesso bullo,che spesso trova la sua origine da un disagio profondo e personale,come anche il gruppo degli aggressori. Questi infatti trovano sfogo , soddisfazione o divertimento nella persecuzione di un coetaneo ancor più debole, accrescendo così la loro immagine di “leader”.
Sarebbe quindi facile saltare alla conclusione che in un futuro non troppo lontano ci ritroveremo sempre più frequentemente faccia a faccia con la gestione di questioni delicate e complesse per la tutela forse dei nostri stessi figli nella rete. Coloro che come noi sono nati in un modo digitale, hanno bisogno del sostegno di tutti gli organi coinvolti nella sfera virtuale. Emergono quindi chiaramente l’importanza della famiglia,degli insegnanti e degli amici VERI, che possono rappresentare l’ancora di salvezza nel tornado delle persecuzioni. Dobbiamo cercare di promuovere attività d’informazione, sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole, dobbiamo addestrare i professori a intercettare eventuali allarmi di bullismo all’interno delle classi, dobbiamo adottare contromisure tramite l’intervento dei gestori telefonici, dobbiamo adottare sistemi semplici e diretti che permettano alle vittime di segnalare situazioni di pericolo, come anche si riscontra la necessità di sensibilizzare la totalità della popolazione su un utilizzo corretto dei New media. Ma soprattutto dobbiamo essere vicini ai ragazzi che come noi hanno bisogno di sentirsi amati e accolti, di essere apprezzati per quello che sono e non per quello che il sistema ci impone. Insieme ci sosteniamo, divisi cadiamo.