Il Cyberbullismo è un fenomeno sempre più diffuso che non fa selezione; la vittima può essere chiunque, un adulto o un adolescente, un uomo o una donna, un italiano, un francese o un americano: chiunque può diventare preda di un bullo “virtuale”.
Certamente i più esposti al rischio sono i giovani, non soltanto perchè perennemente connessi, ma anche in virtù del loro desiderio di sentirsi accettati; sono sensibili alle lusinghe, a cui credono e cedono, e cercano consensi ed ammirazione negli altri.
Se i carnefici sono virtuali, non lo sono, però, le conseguenze di questa forma di bullismo sulle prede; non c’è nulla di più concreto dell’impatto emotivo e psicologico che ne consegue e che si abbatte come un uragano sulla vita delle vittime.
Il cyberbullo agisce in modo subdolo rispetto al bullo tradizionale, spesso non rivela la sua identità e si “nasconde” dietro allo schermo di un computer. E’ facile comprendere quanto sia più semplice sentirsi superiori e soprattutto ferire le persone a distanza, senza che queste possano difendersi da chi le ha prese di mira.
Il bullo “virtuale” si serve dei dati personali “postati” dalla sua vittima predestinata, per individuare i suoi punti deboli. Per questo motivo, al fine di prevenire un eventuale attacco, occorre limitare le informazioni che decidiamo di diffondere su Internet.
In caso di aggressione la vittima deve reagire, comunicando ed aprendosi con il mondo reale, con gli amici, la famiglia o le autorità; l’errore è chiudersi in se stessa, anche se per pudore, per vergogna.
Basta poco per disarmare l’aggressore, vanifichi il suo potere se rimani indifferente ai suoi attacchi o se sei pronto a respingerli.

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