Risale al 7 gennaio di quest’anno l’attentato terroristico contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo in Francia, il cui bilancio è stato di dodici vittime e circa altrettanti i feriti.
E, neanche a distanza di un anno, circa undici mesi dopo, l’Isis non si ferma, continua a seminare terrore e ad uccidere gente a nome di un Dio, dicono loro.
Il 13 novembre Parigi viene ancora una volta attaccata dall’isis, provocando questa volta la morte di circa centotrenta persone innocenti. Vive, ora, un clima di paura e terrore, di silenzio e sofferenza non solo a Parigi.
E non è tutto: sì, recentemente è stata attaccata Parigi e, perciò, se ne parla sempre, ma, riflettendoci, quanti sono stati gli attacchi e le esplosioni in altre terre, soprattutto in Siria? Quante sono state le vittime?
Adesso si sente parlare anche di una Terza Guerra mondiale tra i paesi islamici e tutto il resto del mondo. Una guerra teoricamente di religione, ma che forse con essa ha ben poco a che fare. Dicono di uccidere in nome di dio, ma nessun dio dice di uccidere e diffondere terrore. Nessun dio vuole la morte.
Allora non si tratta più del volere divino: dietro a tutti questi attentati si nascondono interessi economici e politici, come in tutte le guerre. Si arriva, quindi, a pensare che si tratti una guerra di potere, più che di religione.
