Mi sono sempre chiesta per quale motivo quando succede qualcosa di incredibile, sia in senso positivo che negativo come in questi giorni, l’uomo cerchi di estraniarsi dal fatto e in qualche modo di proteggersi, inventando storielle di complotti di qualche organizzazione segreta. È stato il caso del primo uomo sulla Luna nel 1969, quando qualcuno avanzò l’ipotesi che in realtà Steven Spielberg avesse montato il tutto con attori professionisti e scenografie spaziali, ed è anche il caso degli attentati dell’Isis, o meglio di Daesh. Così, già dalle prime ore dopo l’attentato, oltre ai post commemorativi e buonisti degli internauti, sui social network sono comparse le varie storielle di complotti tra il Medio Oriente e gli Stati Uniti, alleati per qualche arcana ragione e pronti a combattere contro il resto del mondo. Tutto questo mi sembra davvero strano e senza senso, non perché credo che le grandi potenze mondiali non abbiano nulla a che fare con i fantomatici jihadisti, ma semplicemente perché ritengo che sia meglio affrontare un problema al posto di girarci intorno costruendo castelli per aria. Ma allora chi è che finanzia Daesh? Innanzitutto, grazie alle numerose risorse di petrolio, l’autoproclamato Stato Islamico dell’Iraq e della Siria si autofinanzia. Poi, ovviamente, intervengono coloro che hanno contribuito relativamente alla creazione di questa organizzazione, ovvero i vari califfati della Penisola Arabica. In seguito ci sono la Russia, che in cambio di accordi di “pace” fornisce armi, e, attenzione attenzione, l’Europa e gli Stati Uniti. Questa è una vera e propria contraddizione, dato che ci dichiariamo acerrimi nemici del terrorismo e poi siamo i primi ad incoraggiarlo economicamente. Secondo il servizio di Report della settimana scorsa, la stessa mafia avrebbe degli agganci con i capi jihadisti e provvederebbe a fornire mezzi, armi ed equipaggiamento da guerra per poter addestrare soldati in Somalia. Ora abbiamo paura. Coloro che dovrebbero difenderci sono complici dei nostri aguzzini. Daesh fa leva sulle nostre debolezze e i nostri timori. Non è più un organo unico da poter sconfiggere con le truppe di terra, ma è un’epidemia sparsa per il mondo. “Quid faciam?”, direbbero i latini.

La vignetta che hai inserito fa sorridere, ma amaramente, e l’ho apprezzata molto. Sono d’accordo con quello che hai scritto, neanche io sono propensa a credere alle varie ipotesi di complotto improbabili, ma