Può essere chiamata guerra, una guerra diversa dal solito, diversa da quelle che conosciamo grazie allo studio della storia? Le solite guerre sono combattute da due o più nazioni contro altre, ma in una zona ben delineata mentre adesso gli attacchi dello stato islamico avvengono invariabilmente in ogni angolo della terra: dalla Nuova Zelanda al Canada, dal centro dell’Europa all’ Africa.
Ma chi sono e quanti sono coloro che hanno deciso di cominciare questa guerra? È difficile dirlo con precisione, perché queste persone sono ovunque, non solo in Siria ma in Francia o Africa, e seguono un pensiero legato alla religione ma che è allo stesso tempo contrario ad essa. Tutte le religioni -ebraica, cristiana, musulmana- sono solo un esempio di religioni che predicano che uccidere è sbagliato, ma questo viene interpretato diversamente da questo popolo chiamato stato islamico che semina terrore e uccide innocenti, perché non credono nel loro stesso dio. E poi, chi finanzia questi terroristi? Molti pensano che sia l’occidente a dare soldi ai califfati, che poi finanziano l’ISIS, ma in realtà lo stato islamico ha dimostrato che è in grado di sapersi autofinanziare; un bilancio di una provincia della Siria dimostra che il loro denaro viene per il 27% dalla vendita di petrolio, un altro 4% dalle bollette elettriche per garantire la luce nelle città devastate dalla guerra civile, un 23% di tasse riscosso in modo inflessibile, il restante 44% viene dalla voce “confische” ossia proprietà di chi fugge, rivali imprigionati e poi uccisi, greggi e mandrie sequestrate ai contrabbandieri, sigarette, alcolici e altri prodotti occidentali requisiti per la legge coranica. Le loro spese, invece, sono tutte per le basi militari e per le armi dei soldati.
Probabilmente siamo in guerra anche noi senza saperlo ed è difficile riuscire a capire come contrastare questi nemici, come poter porre fine a questa ondata di terrore che ci sta colpendo in modo imprevedibile.

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