Trovo che sentire il bisogno di vincere rientri in una questione di carattere e personalità. Odio essere sconfitto, odio la sconfitta perché non sopporto l’idea di essere secondo a qualcuno; sin da piccolo ho avuto la mentalità vincente, la tipica personalità di qualcuno che detesta il fatto di non riuscire a raggiungere un qualsiasi obiettivo. Sono stato da sempre qualcuno che odia vedere il minimo errore in un contesto qualunque, fissato della perfezione e dei dettagli: come posso accontentarmi di una semplice partecipazione?
La vittoria è la conseguenza di una dura preparazione che spesso viene messa in secondo piano, ma soprattutto è la conclusione di un mix di ingredienti: una di questi prende il nome di “correttezza”, poco usata al giorno d’oggi, ma che comunque sia è fondamentale nella personalità di un vincente; la seconda, forse la più importante ed allo stesso tempo anch’essa poco utilizzata, è il rispetto verso l’avversario in qualsiasi circostanza.
Vincere è da sempre stato uno dei desideri dell’uomo, ma oggi assume probabilmente un significato ancora più profondo in un mondo che snobba il gruppo, ma che tende ad esaltare il singolo: è ora di mettersi in carreggiata, prima che sia troppo tardi.
