Quanto conta vincere? Nei tempi antichi significava meritare onore e gloria e chi vinceva veniva innalzato ad esempio, perché ritenuto il più potente, il più forte e valoroso. Lo stesso vincitore non poteva che sentirsi orgoglioso di se stesso per aver compiuto un gesto significativo e che, forse, faceva parte di un suo traguardo da superare. Ma vincere, a volte, può peggiorare l’indole di chi ha saputo prevalere in qualche impresa e perciò spesso si crede un essere superiore agli altri, anche al di là dei propri meriti. Gli esseri umani sono tutti uguali per dignità, ma se si parla di sconfitta è facile che la percezione cambi: colui che si è fatto sconfiggere si ritiene, e viene ritenuto dagli altri, un fallito. Però ciò non è affatto vero. Anzi, se una persona ha fallito in un’impresa, significa che non è riuscita a raggiungere il suo traguardo e il bello di ciò è che, di solito, si può rimediare e cercare di riprovarci in seguito. Non bisogna, infatti, abbattersi e piangersi addosso. Bisogna accettare innanzitutto la sconfitta e, in tal caso, impegnarsi di più e ritentare, senza ascoltare coloro che potrebbero intralciarti, cercando di farti sentire una nullità.
