Vincere o perdere? La domanda che ci poniamo non è una domanda banale come cosa mangiare per pranzo o per cena, ma significa pensare a qualcosa di molto più importante per la nostra esistenza: dimostrare che noi valiamo qualcosa oppure riconoscere e far vedere agli altri i nostri limiti.
Scegliamo la prima opzione, vincere. Oggi noi viviamo in un mondo molto competitivo, a scuola, nello sporti, addirittura nei video giochi. Ovunque ci viene richiesto di essere i più bravi e di dare sempre di più. Ciò non succede solamente ai ragazzi, ma anche agli adulti, ad esempio quando si parla di strategie per ottenere promozioni a lavoro e quindi guadagnare più soldi: anche in questo caso si cerca sempre di battere l’altro e conquistare sempre un titolo più prestigioso.
Bisogna fare dei distinguo a mio avviso: se si vuole vincere per realizzare il proprio sogno si deve lottare fino in fondo e almeno provare a farcela, ma se si combatte per cose inutili, ad esempio per sentirsi migliore di un altro e soddisfare il proprio ego, in questo caso la competizione non è necessaria, ma anzi superflua e irrilevante; proprio in questi casi si arriva ad una competizione non più costruttiva, ma anzi distruttiva perché si cerca di trasfigurare e prevaricare l’altro, a volte anche con mezzi non proprio ortodossi.
Vincere è positivo, ma a volte vale la pena perdere. Non è detto che bisogna vincere a tutti i costi: dalle sconfitte molte volte si impara a migliorare e quindi si impara a familiarizzare con i propri limiti e i propri difetti. Nessuno nasce “imparato” e le sconfitte devono diventare lezioni di umiltà e occasione per riflettere sui propri errori e limiti… e forse solo allora trampolino di lancio per vittorie vere!
